MODI DI DIRE...... E GASTRONOMIA

 

La cultura di un popolo è spesso legata alle sue abitudini: queste possono anche essere culinarie. Un popolo, infatti, è ciò che mangia, e mangia ciò che trova sul territorio dove è stato destinato a vivere. Nell'antichità, quando gli spostamenti erano molto faticosi e costosi e lo scambio di merci difficile, la povera gente doveva limitarsi a consumare ciò che trovava sotto il suo naso e ciò che, con tanta fatica, riusciva a coltivare. E in funzione di ciò che era disponibile sul territorio veniva allevata una specie animale piuttosto che un'altra. Galline. buoi, cavoli, farina: sono solo pochi esempi dei fedeli compagni dei nostri antenati. I quali, proprio perché vivevano con essi, li hanno elevati e resi partecipi delle loro conversazioni, che quindi si sono arricchite di espressioni divertenti, estrose, che nel linguaggio dei giovani di oggi sono pressoché impensabili. Abbiamo  deciso, quindi, di proporre una carrellata  di espressioni inerenti la gastronomia per dare una piccola idea di ciò che stiamo perdendo, forse inconsapevolmente. Buon appetito e buone risate!!!!!!!!!!!!!

Per i modi di dire si ringrazia  il libro di Pier Giorgio Viberti, Modi di dire piemontesi.

 

Come leggere la lingua piemontese:

LETTERA PRONUNCIA ESEMPIO
A abbastanza chiusa, come se fosse lunga muraja
U come la U francese pruss
O U bolè
EU come in francese, tipo ö reusa
Ò O chiusa fòrt
Ë E abbastanza chiusa e molto breve fiëtta
IJ I un po' lunga, in corrispondenza spesso della gl  in italiano fija, famija
N-A N un po' lunga, velare cun-a, lun-a, cusin-a
NN usata in fine di parola, ha un suono dentale dann
S-C in italiano "scentrato" s-ciapé
CC in fine di parola, ha un suono dolce (se è al centro di una parola, è seguito dal trattino) biròcc, macc-rai
CH in fine di parola, ha un suono duro mach, strach
GG in fine di parola, ha un suono dolce (se è al centro di una parola, è seguito dal trattino) magg, mangg-rai
GH in fine di parola, ha un suono duro lagh
V può pronunciarsi normale, U, non venire pronunciata (il buon senso e anche l'esperienza guideranno sicuramente il lettore) dovré, diav, Giovann